venerdì 4 giugno 2010

Omaggio ad Andrea Camilleri e al commissario Montalbano

Ho comprato da qualche giorno l'ultimo romanzo di Andrea Camilleri sul commissario Montalbano, "La caccia al tesoro", ultimo di una ormai lunga serie (di 16 romanzi completi, solo nelle edizioni Sellerio a cui si aggiungono racconti e altre storie).
No, no, non preoccupatevi non l'ho ancora letto e comunque non avrei intenzione di raccontarvelo, rovinandoVi il gusto di leggerlo con calma, centellinando le pagine, come di solito faccio io, per non arrivare troppo presto alla fine del "piacere" che mi genera la lettura di un tale romanzo, quasi fosse un piatto gustoso e saporito o una piacevole bevanda fresca in una giornata afoso.
Sì perchè Camilleri (almeno per quanto riguarda tutti i romanzi di Salvo Montalbano) amo leggerlo lentamente, godendomelo fino in fondo, gustandomi la sua bravura di scrittore, la sua abilità nel farci godere paesaggi che non vediamo, farci amare personaggi che non conosciamo, perchè mi diverte la sua ironia più o meno celata, i suoi divertenti o polemici riferimenti alla nostra realtà (purtroppo spesso ancora più negativa delle situazioni create nei suoi romanzi), perchè ormai amo anche il suo "siciliano" che riesco a capire sempre un pò di più e che, mentre all'inizio era abbastanza "contenuto", ora sembra crescere nei romanzi proporzionalmente alla notorietà del protagonista e al numero dei suoi lettori (forse però è cresciuto anche un pò troppo negli ultimi 2-3 romanzi).
E' stato interessante, nel corso degli anni, notare come Camilleri abbia saputo modificare il carattere dei suoi personaggi, come Montalbano sia cambiato, forse "invecchiato" come dicono i critici, ma come non sia cambiata la freschezza di questi romanzi, dei luoghi in cui le storie sono ambientate, delle battute tra i protagonisti, delle loro " sciarriatine", del sole della Sicilia in cui le storie sono solitamente ambientate.
E infatti è proprio questo che ormai amo in questi romanzi, non tanto la trama in sè, ancora interessante ma che col tempo tende ad incupirsi e che comunque non è più per me l'elemento trainante per acquistare e leggere tali romanzi, ma il ritrovare luoghi e personaggi che con il tempo ho imparato ad amare, sensazioni, colori, odori e sapori che emergono dalle pagine di Camilleri nelle sue descrizioni dei cibi, del mare, dei paesaggi, della natura, degli animali, del sole e della notte.
E quando mi avvicino al termine di uno di questi romanzi, provo sempre, quasi una sensazione di abbandono, di perdita, un pò come quando si sta per terminare una bella vacanza, una vacanza creata ad arte, ma che ci allontana per un pò dai nostri problemi quotidiani.

Mario

TEX WILLER e i suoi Pards



Decisamente il fumetto a cui sono stato piu’ fedele negli anni. Forse per questo motivo potrei dire il mio preferito anche se non ne sono sicuro; in fonda quando ero ragazzo questa palma Tex la divideva con il fumetto di Alan Ford che forse sentivo piu’ vicino e moderno.

Ma quando, tanti anni fa, decisi di smettere di comprare i troppi fumetti che mi piacevano, avevo gia’ tutti i numeri di Tex (almeno di uno stesso formato: in prevalenza Giganti e qualche 3Stelle sparso qua e la’) mentre non era così per Alan Ford, dove alternavo originali ad albi del gruppo TNT a raccolte dell’epoca e a pochi numeri mancanti, gia’ all’epoca non facili da trovare a poco prezzo.
E forse e’ stato per il mio spirito di “collezionista", che quando nel 1997 mi sono ritrovato a Fiumicino a dover aspettare 3 ore un possibile aereo per Trieste, in lista d’attesa a causa di una prenotazione persa, e’ stato un Tex il primo fumetto che ho ricomprato dopo più di 20 anni. E da lì’ non solo non ho piu’ smesso di comprare i nuovi “Tex Gigante” ma sono andato alla ricerca dei più di 200 numeri che mi mancavano. Per mia fortuna avevo gia’ i primi numeri piu’ difficili da trovare e cosi’ è stato facile trovare i Tex mancanti, anzi non ho voluto comprarli tutti in una sola volta: ho preferito centellinare il loro acquisto, godendomelo un po’ alla volta, acquistando ogni estate 20-30 numeri in buone condisioni e leggendoli come se fossero nuove uscite. Quando l’estate scorsa ho comprato gli ultimi e’ stata quasi la fine di un’obiettivo. Ora ho raggiunto i quasi 600 Tex che mi creano qualche "problema di spazio", assieme a tutti gli altri fumetti che possiedo.
Anni fa mi ero ripromesso che avrei comprato tutti i mancanti e poi al numero 600 avrei di nuovo smesso di comprarli. Questa volta non credo avro’ il coraggio di farlo, e anche se lo spazio non bastera’ piu’, dovro’ trovare una soluzione.
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Perche’ mi piace Tex? forse per gli stessi motivi per cui a molti non piace. Perche’ non ti tradisce, perche’ e’ sempre lo stesso, sai gia’ bene o male come una storia evolvera’, cosa stanno per fare o dire i personaggi, chi reagira’ in un modo e chi in un altro, eppure non ti stanchi di leggere o rileggere le storie di Tex e dei suoi 3 pards Kit Carson, Tiger Jack e il figlio Kit Willer. Ci sono poche novita’, e’ vero, quasi nessuna trama sentimentale, nessun tentennamento o dubbio, nessun “super-problema”, solo cattivi e disonesti da uccidere o mettere dietro le sbarre, perche’ non nuocciano ai piu’ a deboli e indifesi con il contorno di altri amici che si alternano, mentre i 3 pard restano più o meno una costante di tutte le storie; ma chi legge Tex e’ contento proprio perche’ Tex e’ cosi’ e non cambia, perche’ tutti vorremmo in fondo che esistesse davvero un eroe senza macchia e senza paura che combatte le ingiustizie di qualunque tipo siano, che non fa discriminazioni per la razza, il colore della pelle, l’età, che la fa pagare a cattivi, disonesti e corrotti (non vorremmo qualcuno come Tex, oggi anche nella nostra societa’?) e che lo fa senza mai fermarsi a pensare se quello che fa e’ giusto, perche’ non ha mai un tentennamento. E inoltre lo fa senza sbagliare mai e senza perdere nessuno di “importante” (almeno dai primi numeri quando perse la moglie Lilith), garantendoci il buon esito finale. Nei fumetti di Tex, i personaggi importanti possono restare feriti, prigionieri, rischiare di morire piu’ volte in uno stesso albo, soffrire terribili pene e torture, ma non gli succederà niente di irreparabile o curabile, perche’ Tex dopo essersi salvato, salvera’ anche loro e tutto cio’ in fondo ci tranquillizza, ci permette di leggerlo senza paure e patemi d’animo, con la certezza del lieto fine che vogliamo. E chi eventualmente viene perduto in fondo non era mai insostituibile nelle storie di Tex.

Sicuramente molti lettori non sopporteranno Tex per questi stessi motivi eppure chi come me e’ affezionato a Tex non gli fa una colpa di essere un po’ “monocolore” e si accontenta di quella piccole variazioni di trama che nonostante tutto i bravi sceneggiatori riescono ad introdurre anche dopo quasi 600 volumi. Quindi in fondo non ci serve che Tex cambi, ci piace cosi’ come e’. E ci sono altri fumetti per avere novita’, complicazioni e telenovele che Tex non offre.

----L'ultima storia completa uscita in edicola----
Il nuovo numero Gigante uscito a maggio 2010, il 595, chiude una bella storia di 3 albi (dal n. 593): si parte da un fatto avvenuto anni prima e poi la trama si dipana su più fronti contemporaneamente, tingendosi di giallo (cosa abbastanza inusuale per Tex) fino a svelare la verità finale. Storia interessante e avvincente. Tex non cambia eppure un po’ di interesse in piu’ gli sceneggiatori tentano ancora di metterlo, nonostante qualche incongruenza che a volte emerge.
In questi numeri compaiono anche personaggi storici: alcuni gia' visti, come Bill Cody, Buffalo Bill (vedi per es. Tex n. 436) e altri no (come Wild Bill Hickok e Calamity Jane).

mercoledì 2 giugno 2010

Alan Ford e il Gruppo TNT




Max Bunker (Luciano Secchi) e Magnus (Roberto Raviola) hanno creato tanti indimenticabili fumetti (Kriminal, Satanik, MaxMagnus….) ma di sicuro il loro fumetto più longevo e famoso, ancora oggi in edicola, è nato nel maggio del 1969: il mitico “Alan Ford”, che racconta le storie e le imprese di un improbabile gruppo di agenti segreti, il Gruppo TNT, di cui Alan Ford entra a far parte per errore e che utilizza un fatiscente negozio di fiori tra la quinta e la sesta strada di New York come copertura della sua “reale” attività.
E’ un fumetto grottesco e satirico che non si prende troppo sul serio e che “graffia” a modo suo, con ironia evidente e forse (molto) celata denuncia, mostrandoci la mediocrità e cattiveria del mondo, la meschinità e prepotenza che ci circonda in maniera divertente, ma anche l’ingenuità e generosità che poche volte viene premiata (…ma per caso, quando accade…).

Credo che i personaggi del gruppo TNT siano fra i più vari, squinternati e indimenticabili di tutta la storia del fumetto italiano, se non mondiale.

Alan Ford è un giovane, biondo, alto, magro e dagli occhi azzurri, decisamente il bello e “un po’ ingenuotto” del gruppo: ci capita dentro per puro sbaglio (in realtà è un grafico pubblicitario) e non sa più uscirne (in fondo non ne è capace o non vuole e gli va bene anche così), si impegna nel suo nuovo lavoro pur non avendone le caratteristiche e capacità necessarie, è fedele verso i suoi amici che non abbandona mai e verso i suoi capi e colleghi che approfittano spesso di lui, si innamora di belle ragazze che lo sfruttano o lo abbandonano.
Non può che risultare simpatico perché è principalmente buono e sciocco, ma in fondo Bunker e Magnus sono stati generosi con lui: ha anche tante qualità dalla sua, come bellezza e giovinezza, e in fondo anche la sua ingenuità lo aiuta in un mondo duro, fatto di profittatori e miseria, a credere che tutto va bene così, ad essere sempre ottimista e a non porsi troppi problemi esistenziali. E poi anche Alan a volte saprà tirare fuori quel minmo di astuzia e cattiveria, dettata dalla necessità, che tutti abbiamo, diventandoci ancora più simpatico
Bob Rock è sicuramente la sua antitesi: brutto, basso, col nasone, con indosso sempre la solita mantellina scozzese e il suo cappello alla Sherlok Holmes che lo rendono ancora più ridicolo e soprattutto un vero perdente, arrabbiato con il mondo intero e sempre in lotta con qualcuno (i vicini, i bambini del quartiere, ecc.) , eppure è un amico “abbastanza” fedele ad Alan (tutto è “relativo” in questo fumetto) che si impegna nel suo lavoro anche se controvoglia e anche se lo fa cercando di guadagnarci personalmente (ovviamente senza mai riuscirci).
Chi invece ci riesce sempre è un altro personaggio indimenticabile, il Conte Oliver, nobile inglese decaduto (e ricercato al suo paese) ma abilissimo nelle appropriazioni di beni altrui, che rivende al suo ricettatore di fiducia. Vero gentleman inglese, si fa ammirare per motivi diversi da Alan, da Bob (nel suo caso è invidia) e anche dal venale Numero Uno e riesce sempre a cavarsela nelle situazioni più disparate con un “vantaggio personale” e spesso risolvendo anche le situazioni più critiche del Gruppo come un vero “deus ex machina”.
Il Numero Uno, il vero capo del gruppo, Sua Eccellenza: la prima volta che compare (numero 11) sembra (o è?!) un vecchio rincitrullito su una sedia a rotelle e con la barba bianca di Noè o del vecchio Abacucco, ma poi gli autori decidono per lui un futuro diverso e si rivela un astuto vecchiaccio, lucido e furbo, che sa sfruttare i suoi uomini al meglio (anche per i suoi interessi personali) tiranneggiandoli con il suo caratteraccio. Indimenticabili sono poi le sue personali “rivisitazioni” delle gesta di personaggi storici , da Omero in poi (a cui l’anziano vegliardo, che dovrebbe infatti essere più vecchio di Abacucco, avrebbe partecipato) e famigerata è la sua agendina nera, dove tiene nota di tutti i misfatti dei potenti e con cui riesce a rcattarli.
La Cariatide, capo in seconda, collegamento fra il Gruppo e il Numero Uno, ma soprattutto impegnato a dormire nel retro del negozio di fiori e a viziare la sua cavietta Squitty (altra “nemica” giurata di Bob Rock) soprattutto quando il Numero Uno entra in gioco direttamente, sminuendo il suo già flebile ruolo.
Geremia, l’anziano eterno “ragazzotto” del negozio di fiori, calvo e ingiallito afflitto da mille mali, immaginari e non, che passa le sue giornate a dormire (e lamentarsi) con la Cariatide.
Grunf, il bislacco inventore del Gruppo, pilota della prima guerra e ancora immerso in un mondo passato, ma fiero e fedele al suo ruolo, è autore di diverse invenzioni per il Gruppo, economiche ma anche di solito fallimentari. Sono fantastiche (e moderne) le sue magliette con motti “motivanti”
Cirano, un bracco italiano, altra mascotte del gruppo, un cagnone che col suo nasone ricorda molto Bob Rock e che come Bob è in continua lotta con Squtty, che cerca di “papparsi”, senza successo a causa della Cariatide, che compare dal numero 18.
Il pappagallo Clodoveo, parlante e intelligente e per questo in continuo contraddittorio con il Numero Uno, che compare però solo nel numero 100.

E indimenticabili sono anche alcuni degli avversari storici del Gruppo, tanti e vari ma primo fra tutti Superciuk, la minaccia alcolica, l’eroe che ruba ai poveri per dare ai ricchi, grasso e mascherato, forte della sua fiatata alcolica alimentata da vinacci (in fiasco) di pessima qualità, nella vita privata un povero spazzino angariato dalla moglie prepotente, (una gangster che comparirà nel numero 87) che odia a morte i poveri che imbrattano le strade (mentre i ricchi le tengono pulite…).
Sicuramente un personaggio molto moderno…se si presentasse alle prossime elezioni in Italia secondo me avrebbe grosse possibilità con una buona campagna pubblicitaria e con il suo slogan a favore dei ricchi…..

Recentemente dal numero 428 (ora siamo al numero 493), le cose sono un po’ cambiate nel fumetto. Un incidente ha praticamente sciolto il Gruppo e quasi tutti i vecchi componenti si sono dedicati ad altro.
Il fumetto a quanto sembra aveva perso molti lettori e si stava involvendo (se proprio devo essere sincero io una prima involuzione l’avevo già notata dopo i primi 80-100 numeri e ancora di più dopo il duecentesimo quando smisi di comprarlo per motivi “di età”…), Bunker ha voluto rinnovarlo per ridargli “smalto” e lettori e per fare ciò ha “cambiato” la squadra: ora il biondo Alan agisce come investigatore privato affiancato dalla nuova fidanzata Minuette Macon.
Auguriamo al “nuovo” fumetto ogni bene (e sembra che la scelta sia stata azzeccata da quello che si dice), ma certo per noi nostalgici non è più l’originale fumetto “Alan Ford”, fumetto che doveva buona parte della sua riuscita alla sua coralità e il caro Alan per essere lo stesso di prima, non può prescindere dai suoi compagni di percorso, gli altri membri originali del gruppo TNT.


Chi ama i fumetti non può non aver letto almeno una volta nella vita “Alan Ford”, almeno i primi 15-30 numeri della serie, almeno il numero 50 con le origini del gruppo, almeno il numero 100 (a colori come le centinaia dei Tex), almeno le prime storie che coinvolgono il supernemico per eccellenza Superciuk (il più sgangherato supernemico dei fumetti, che compare per la prima volta nel numero 26, poi di nuovo nel 51 e ancora nel 74 e così via) e almeno qualche storia di altri mitici avversari del Gruppo TNT, come Gommaflex, Arsenico Lupon, il vampiro Wurdalak , i Tre Rock, fratelli di Bob e infine Anten-Man, criminale che vuole avere il monopolio dell’informazione, comunicazioni ed editoria, oscurando i segnali televisivi dei concorrenti (VI RICORDA NESSUNO??) e così via.

Come dicevo “Alan Ford” è uno dei fumetti stampati in Italia più longevi (con Tex, Zagor, Topolino e pochi altri), e sicuramente uno dei più longevi nel formato pocket che ancora mantiene. E tante sono anche state le sue ristampe a cominciare dalla prima, quella chiamata “Gruppo TNT”, (da cui sono partito anche io, comprando il numero uno, il primo numero della mia raccolta mista di Alan Ford e Gruppo TNT, una delle mie 2 raccolte preferite di fumetti, anche se non l’ho completata); ancora se ne possono trovare diverse nelle edicole e ristampe ovviamente sono anche state proposte nei Classici del Fumetto di Repubblica (serie Oro e non).

Per chi non lo ha mai letto: forse questo fumetto potrebbe anche non piacervi ma il gruppo TNT Vi resterà comunque indimenticabile.
Leggetelo.

A presto Mario